sabato 30 gennaio 2016

Allora pensiamo per un attimo che la verità che guida le nostre scelte, la nostra volontà, non sia relativa solo ad una logica di convenienza, ma sia iscritta nell'iperuranio secondo assiomi che alla fine sono quelle leggi eterne che da molto tempo ormai guidano ogni nostra etica morale. Come non uccidere, non fare ad altri ciò che non vorremmo fosse fatto a noi, onorare i nostri genitori, non rubare eccetera. Certo noi esseri umani non siamo dei santi, nessuno è esente dal commettere errori ed il perdono è senz'altro l'ingrediente insostituibile che dovrebbe sempre accompagnarci. Tuttavia in base a queste leggi e ce ne sono pure altre che non ho elencato, si fondano le civiltà più progredite. E queste leggi non sono dettate da una volontà totalmente umana, esiste una volontà che trascende secondo me noi uomini. Possiamo chiamarlo Dio cristiano, Buddha, o un altro dio secondo quella che ritengo sia quella religione universale umana, che da quando ha compreso che esiste la perfettibilità, l'infinitezza, ha percepito la sensazione che vi sia qualcosa di ulteriore la cui volontà riesce a non sbagliare mai, a non peccare mai direbbero i cristiani e per questo risultare una specie di padre per noi tutti uomini, un condottiero che desidera che l'uomo riesca a riscattarsi dalle pene di una vita la cui sopravvivenza non sempre si accorda con una morale infallibile.
Desidero fare questa introduzione perché mi viene in mente la volontà come la intende Schopenhauer. Egli parte da un Mondo dominato dalla quadruplice radice di ragion-sufficiente. Ossia il Mondo è dominato nel suo lato rappresentativo, ossia come appare ai nostri occhi descrivibile infallibilmente secondo i principi di causa ed effetto. Ed è indubbiamente sopra quelle fondamenta che si ergono le nostre scienze. Dalla matematica alla fisica. A priori noi uomini abbiamo tutte quelle intuizioni dello Spazio e del Tempo che ci permettono di comprendere cosa siano i numeri, l'estensione, il movimento. Secondo Schopenhauer la nostra migliore qualità è l'intuizione che dovrebbe secondo lui guidare ogni buon matematico o geometra con buona pace di Euclide. La ragione è necessaria per dare un senso logico a tutto, ricavare leggi attraverso processi induttivi, ma la deduzione in realtà fa capo ad assiomi il cui solo intuito, principi che a priori guidano noi uomini in questo mondo fatto di cause ed effetti di una realtà non in sé in quanto ciò che è al di fuori di tutto ciò che ci appare in virtù di questa sorta di nostra predisposizione, della quale io quasi aggiungerei che la stessa evoluzione di tutta la natura ha affinato, e ora sappiamo leggere questo Mondo salvo appunto ciò che è in sé e quindi ci è velato.
Schopenhauer ci dice come sia il filosofo il più interessato a questa realtà in sé che si diversifica ed è inspiegabile per ogni scienza in quanto al di fuori di ogni legge di causa ed effetto.
Un uomo quindi che nasce con un cervello che già è in grado di scorgere nell'ambiente circostante quel quid, in base alla forma, alle capacità che in milioni di anni si sono affinate e che ci dicono: "Io non sono solo in grado di imparare ma ho già a priori le capacità per poterlo fare". Un uomo mutato nel tempo, in milioni di anni, forse da quell'antico brodo organico iniziale, che osserva un mondo che da milioni di anni oggettivamente interagisce con ogni essere vivente e forse come direbbe Darwin ne causa la mutabilità e l'adattamento. Ma oggi a mutare velocemente è il mondo e lo fa più veloce dello stesso uomo. La volontà umana non sembra più essere un metro per poter indagare cosa vi sia dietro la nostra realtà apparente, la realtà in sé, in quanto il mondo sembra essere animato quasi da una volontà sua propria, affatto scollegato da quella umana, la volontà non sembra più la chiave di interpretazione di cosa vi sia dietro la rappresentazione che ci sta di fronte di tutto il mondo che ci circonda.
Il mutamento veloce è dato da una tecnologia che trasforma l'ambiente. Ma quest'ultima è stata inventata dalla volontà umana. Quindi quale sarebbe la volontà altra che si è impadronita del mondo e ci impedisce oggi di poterlo interpretare, di poter andare oltre l'apparente, per immaginarci una volontà quasi divina, ma in sintonia con la nostra volontà di uomini, uomini umani che non riusciamo ad uscire certo dalla nostra umanità che in fondo da sempre è in sintonia con quella spiritualità che accorda la volontà umana con quella divina e come insomma il vero principio, ciò che è dietro la realtà in sé, sarebbe la volontà, oltre, la rappresentazione del mondo.
La volontà ci sfugge e per questo ne siamo disorientati. Ma l'adattarsi al disorientamento non è possibile, in quanto ci porta verso una dimensione sconosciuta, ignota. Questa ad ogni modo è oggi reale, e quindi fa parte della realtà rappresentata ed è pure parte di quella in sé, ma non sembra più far capo ad una volontà umana. Cosa sarà mai?




 

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